Rubrica a cura di Antonino Siniscalchi

Questa volta mi affido agli aneddoti raccolti da mio fratello Gianni dalla viva voce dei protagonisti per la realizzare il nostro libro sulla storia del Sorrento. “Chella vota che se spartettero ‘e seggie”, in italiano “Quella volta che si divisero le sedie”. E’ il motto con cui è passata alla storia la crisi del Sorrento Calcio nell’autunno-inverno a cavallo degli anni 1950 e 1951. Il club dovette rimunciare all’iscrizione al campionato regionale di Prima divisione: la società si sciolse e gli ex dirigenti uscirono in strada dalla sede ubicata in un ex garage sul corso Italia portando via sedie e poltrone di loro proprietà, utilizzate fino a pochi giorni prima per le riunioni sociali. La situazione finanziaria del Sorrento Calcio precipitò nel luglio 1950. Il barone Carlo Luongo, il presidente che aveva cercato con Ugo De Angelis di ricucire gli strappi, rassegnò le dimissioni. Vano fu pure l’intervento del sindaco Agostino Schisano, assumendo la carica di commisssario straordinario, per tenere in piedi la baracca. Bussò senza fortuna alle porte di tutti i maggiorenti della città e alla fine dovette ufficializzare la rinuncia all’attività agonistica. Un’onta per Sorrento e il Sorrento: il club di football era riuscito a calamitare tante simpatie, specie tra i giovani, come avevano previsto nella sezione sorrentina de “L’uomo Qualunque”, il partito politico che ebbe un ruolo importante per fondare la S.S. Sorrento 1945. Il ritiro dai campionati fu vissuto come un’amara condanna dai sorrentini, privati della domenica sportiva ai bordi de “Lo Spianato” di via Califano, l’antenato dello stadio Italia inaugurato in seguito nel 1959. Fu triste quell’inverno senza calcio “fotografato” dalle immagini salienti dello sfratto della sede sociale. Ognuno si riprese quanto aveva conferito alla causa. Anche sedie, poltrone e suppellettili furono ritenuti in quei tempi “ricchezza” da non abbandonare. Anzi, da riportare a casa. Dunque, senza scandalizzarsi, le vicende e il motto di “Chella vota che se spartettero ‘e seggie” vanno ricordati con un sorriso. Si pose rimedio alla rinuncia della stagione 1950-1951 solo nell’estate 1951. Si ripartì dai campionati regionali con il nome di U.S. Penisola Sorrentina, ma il rilancio del calcio cittadino si ebbe tra la fine del 1952 e del 1953 grazie alla fusione con il G.S Flos Carmeli: in campo i ragazzi delle squadre giovanili del Santuario del Carmine guidati da Padre Sorrentino. Le maglie non erano rossonere. I giocatori dell’invincibile Flos Carmeli, in maglie rosse con bordo bianco, colori dello stemma municipale, meritarono l’appellativo di “Diavoli rossi” cancellando l’amarezza di “Chella vota che se spartettero ‘e seggie”.

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